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Supplica di Francesco del Cossa a Borso d'Este


Trascrizione della supplica inviata il 25 marzo 1470 da Francesco del Cossa a Borso d'Este. Il pittore si lamentava per il basso compenso assegnatogli per la decorazione della parete est del salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia. Il documento fu scoperto nel 1885 da Adolfo Venturi nell'Archivio di Stato di Modena.
Francesco del Cossa, Aprile, dettaglio, parete est Salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia, Ferrara
foto supplica Francesco del Cossa
foto tratta dal sito Lombardia beni Culturali
«Ill.me Princeps et Excel.me Domine Domine mi Singularissime etc.
Adí passati insieme cum li altri dipintori suplicai ad V.Sig.ria supra il pagamento dela salla de Schivanoglio: Dove V.ra Sig.ia ripose che se instasse la relacione: Ill.mo principe io non voglio esser quello il quale, et a pelegrino de prisciano et ad altri Venga a fastidio, pertanto mi sonto deliberato a ricorrere solo a V.ra Sig.ia per che forsi a quella pare on egi stato referito che li sono de quelli che bene poteno stare contenti et sono tropo pagati del merchato deli deci bolognini. Et ricordare suplicando a quella che io sonto francescho del cossa il quale a sollo fatto quili tri canpi verso lanticamara: Siche Ill.mo S.r quando la Sig.ria V.ra non mi volesse dare altro cha dece bolognini del pede: et bene ne perdesse quaranta on cinquanta ducati continuamente avenga Viva sule mie braze staria contento et bene posato: Ma bene essendogli altre circonstancie assai me ne dolgeria et tristaria fra mi medemo: Et massime considerando che io che pur ho incomenciato ad avere uno pocho di nome, fusse tratato et iudicato et apparagonato al piú tristo garzone de ferara: Et che lo mio avere studiato et continuamente studio non dovesse avere a questa volta qualque piú premio et maxime dala Ill.ma V.ra Sig.ia che quelli che e abesenti da tale studio. certo Ill.mo principe non poria esser che dentro da mi non me natristase e dolesse. E poi che lo mio lavorare a fede como o fato et adornare de oro e de boni coluri foseno de quelo precio che talle parte de i altri che se sono passato senza talle fatiche et spexe mene pareria pure strano: Et questo dicho. Sig.r perche io ho lavorato quaxi el tuto a frescho che e lavoro avantazato e bono e questo e noto a tuti li maistri de larte: Tuta via Ill.mo S.r me rimeto ali pedi de la S.V.ra. Et quella prego quando havesse. questo obieto de dire non voglio fare a ti.per che mi sarebe forza fare ali altri. Sig.r mio continuamente la Sig.ra V.ra poteria dire che cosí e stato extimato: Et quando V.ra Sig.ia non volesse andare drieto ad extime prego quela Voglia se non el tuto che forsi me vegneria: ma quella parte li pare de gratia et benignitate Sua me la doni: Et io per gracioso dono lacceptarò et cossí predicarò. 
Me ricomando ala Ill.ma S.V.ra: Ferrariae die XXV° Martij 1470.
Ill.me D.D.V.re
Servitor quamvis infimus
Franciscus del Cossa»
Fonte: Adolfo Venturi, L’arte a Ferrara nel periodo di Borso d’Este, «Rivista Storica Italiana», II, 1885, pp. 689-749.


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